Ghostbusters

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    Divagazione introduttiva

È periodo di revival. Come sempre nel mondo del cinema. E il vecchio Ghostbuster era un’occasione assai ghiotta da non farsi perdere.

Sono andato al cinema in una serata estiva un pò noiosa, in cui l’unico obiettivo poteva essere trascorrere due ore senza pensieri e qualche risata. Il banco di prova ideale per questo film.

La predisposizione era ottimale: nessuna reale attesa, un pò di nostalgia da colmare, solo il desiderio di rilassarsi.

L’obiettivo alla fine è stato raggiunto, ma i film che lasciano il segno sono un’altra cosa.:-)

    Il Film

L’idea di partenza non si discosta molto da quella del capostipite Ghostbusters. La novità è costituita dalla composizione della squadra, un po’ pensata all’inverso in maniera speculare a quella del modello originario: quattro donne in parti complementari e un ragazzotto bellone e stupidone avulso dalla mischia.
E’ uno schema visto in altri casi recenti e che vedremo sicuramente in altre perllicole future. La figura femminile, inserita nel ruolo dell’eroina, si presta in maniera particolare a calcare la figura dell’eroe secondo degli schemi più interessanti e moderni rispetto agli eroi classici dei film d’azione. Offre una maggiore credibilità a creare situazioni scanzonate, lasciando ampio spazio alla sottolineatura del carattere forte e senza macchia che lo stereotipo di eroe deve impersonare.

In realtà la specularità rispetto al copione di anni fa è originale e molto ben costruita e non mancano i passaggi simpatici e anche davvero comici. C’è la figura dell’ingegnera “pazza” che è una interessante caricatura di altri personaggi del cinema storicamente assegnati al campo maschile. E la comparsa di Bill Murray all’interno della trama è curiosamente inaspettata e intrigante, ancorché troppo stringata.
Peccato che si esca dal film con la sensazione che con poco di più si sarebbe potuti godere una trama un po’ più incisiva e coinvolgente. A volte capita di assistere a film che si avvicinano molto al distinguersi dall’incolore media, ma si capisce perfettamente che chi li ha pensati, volontariamente, non è voluto uscire dai binari della scontatezza e degli schemi semplici.
E, a mia sensibilità, questa è una di quelle volte.

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