Sullo scrivere in un blog

Scrittore

Sono ormai alcuni mesi da quando ogni tanto scrivo qualche frase in questo spazio virtuale. Ormai ho elaborato dei testi in quasi tutte le situazioni: di giorno, di notte, a lavoro, passeggiando lungo la campagna puntellata di nutrie, mangiando riso in bianco ricolmo di peperoncino,  da solo in mensa, ai bordi di una tavolata di ragazze mozzafiato agghindate per far colpo nel magico mondo del business. Talvolta in preda all’allegria, a volte circondato da una tristezza profonda.

Ho capito due cose in questo tempo trascorso qui. Quello che si vorrebbe scrivere è molto di più di quello che si riesce a condividere, anche perché, anche solo rileggendo dopo pochi giorni quello che si è scritto, si scopre quanto sia tremendamente facile lasciare dentro la propria testa pezzi di ragionamento fondamentali. Brilleranno come grandi assenti nel pensiero degli avventori che saranno inevitabilmente portati a chiedersi fino a dove arriva il livello di oscurità della mia psiche.

Ho capito anche un’altra cosa. Quando si parte si vorrebbe parlare di certi temi, magari dare un taglio definito al percorso del proprio blog. Poi invece, giorno per giorno, si scopre che il bello sta proprio nell’improvvisare una strada che forse alla fine arriverà vicino a dove si era pensato di andare, ma lo farà sicuramente sorprendendo solo noi stessi.

Dovrei parlare di argomenti tutti diversi e invece mi ritrovo a dilungarmi in inutili riflessioni sullo scrivere in generale, mentre penso al prossimo raccontino in via di pubblicazione, un raccontino un po’ così, che magari, se qualcuno lo leggerà, potrebbe pure scandalizzarsi.

La verità più autentica è che quando si comincia qualcosa di nuovo, siamo soprattutto, inevitabilmente dei bambini. E questa sensazione è forse l’unica ragion d’essere di questo luogo.

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