Il mio regno

20160115_091525

A volte alziamo gli occhi al cielo e osserviamo uno spettacolo incantevole mai visto prima. Una luce soprannaturale sembra portare la gioia, mentre riflessi incantati sorprendono per la loro poesia. E desideriamo rimanere a lungo in contemplazione di quella luce.
Poi abbassiamo lo sguardo e vediamo la palude ombrosa della nostra esistenza dalla quale ci sembra di non poter mai uscire. Non siamo abbastanza speciali. Non siamo abbastanza fortunati per poter ambire ad un limpido futuro. Quegli spazi oscuri ci circondano e ci sembra di poterli toccare, quasi per tenerli stretti a noi, perché lì, nell’ombra di sempre, il nostro io si mimetizza senza l’ansia di fallire.
Alziamo ancora lo sguardo verso quella luce. Si fa strada un pizzico di sconsolata invidia per coloro che stabilmente abitano quella luminosa certezza. Essa non offre il fianco alla monotonia. Riabbassiamo gli occhi verso l’oscurità. La percepiamo quasi fosse il nostro habitat naturale. Ma, anche in quel momento, proviamo vera invidia per chi riesce ad abitare le nostre consuete ombre senza mai porsi il dubbio sull’esistenza della luce.

Guardo in alto. La luce è limpida e lontanissima. La lascio brillare. Faccio scendere lentamente la vista fino agli angoli più nascosti, carichi di nebulose certezze, quelli dove dolore e ignoranza si confondono nel buio. Tra i due estremi che non mi appartengono c’è un mondo smisurato e incolmabile, il mio mondo. Questo è il regno dei chiaroscuri.