Il difetto del mangiare vegan

Vegano

Quando ero ragazzetto imperversavano i cartoni di Goldrake. La novità della cultura orientale che furbescamente si infiltrava nelle nostre vite sotto forma di originali storielle colpiva nel profondo la nostra fantasia. Erano bei tempi, belli almeno come questi tempi moderni, conditi in più con la poesia del non sentire la mancanza di qualcosa ogni volta che si usciva di casa con le tasche completamente vuote prive di qualsiasi strumento di connessione multimediale.
A quel tempo c’eravamo noi onnivori, quelli a cui piacevano le ragazze carine magre magre e le ragazze carine un po’ più curvilinee. A quel tempo il mondo era diviso in due grandi categorie: le persone “normali” (dove per normali si intende normalmente pazze che non disdegnano ogni tanto una bistecca) e i vegetariani. I vegetariani erano pochi e sparuti, avevano una delicatezza d’animo particolare, erano difficili da scovare e le loro convinzioni alimentari erano così radicalmente naturali che non esisteva nessun business dietro al loro esistere.
Il mondo è cambiato molto in questi ultimi anni. Nel film Notting Hill facevano ridere i passaggi di una cena con cui gli amici cercavano di appioppare al protagonista una ragazza “fruitarian“,  oggi se ci troviamo in una situazione colloquiale con qualcuno dichiaratamente vegano, magari in un pranzo di lavoro oppure in un banchetto su facebook, dobbiamo sapientemente dosare le parole. Perché oggigiorno ci sono delle mode che vanno molto al di là dei principi straordinari che le hanno generate.
Avere un cane o un gatto oggi vale molto di più di un tempo, perché oggi ne puoi postare le foto simpatiche e affettuose su fb o su instagram e così tieni sotto scacco affettivo il tuo mondo virtuale con il messaggio subliminale “Sì, lascia perdere ogni sbavatura, trattami sempre bene! Perché lo vedi qua chi c’è con me, quale straordinario tenero essere carico di attenzioni per me. Io e lui siamo perfetti. Abbiamo un’intesa fantastica e non abbiamo nemmeno bisogno di parlarci”.
E allo stesso modo un tempo c’erano pochi vegetariani, genuini e sereni, mentre oggi invece, in certi giorni, ci si sente quasi accerchiati dai vegani. Perché quella vegana, per qualcuno di loro, è quasi una religione.
E io sono combattuto. Capisco i principi, li condivido, anche se sono cosciente che condividere senza praticare agli occhi vegani vale zero. E in più, lo confesso, adoro molto alcuni mangimi vegan. Ho solo il difetto che ci sono dei momenti della vita in cui l’unica cosa che mi può far sentire bene è una pietanza color fiorentina.
Ecco perché non potrò mai aderire a questa moda dilagante.
Le mode non nascono mai dal nulla. L’uomo ha la caratteristica di rispondere in massa solo seguendo meccanismi semplici. Non so quali siano in questo caso, ma diffido sempre quando una moltitudine di persone sembra agire spinta solo dalla forza del “principio sano e caritatevole”. Se così fosse ci sarebbero le guerre, le liti tra le persone, l’anteposizione degli animali all’uomo?
Non so cosa muova tutta questa crescita vegana. Non so se dietro ad essa si nasconda solo una maggiore coscienza dell’Umanità finalmente più attenta alla Natura, non so se a spingere ci sia l’uso generalizzato del sano principio per ottenere un dimagrimento efficace là dove tutte le altre diete avevano fallito prima,  non so se nuove forme di business premano per rendere stra-redditizie le tecniche basate sugli albori preistorici delle comunità agricole umane.

Però so una cosa. L’unico vero difetto che sono riuscito a trovare in questo movimento in espansione, mi è chiarissimo. I Vegani erano gli antagonisti di Goldrake, un grande eroe dell’ingenuo passato, ed è veramente difficile ignorare l’imprinting adolescenziale.