Il paese dimenticato

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Girovagando nel presente finisco talvolta in luoghi strani. Da un po’ di settimane a questa parte ogni tanto mi fermo la notte in un paese sperduto della pianura lombarda.

Ieri sera ho avuto le energie e l’ardire per andare a sondare la sua essenza notturna. Ci sono luoghi come questo, e credo molti altri, in cui le nozioni di tempo, di vita, di dinamismo dell’esistenza assumono una declinazione immutabile che porta con sé la fragilità del cristallo e il mistero dell’ignoto.

Complice il clima pungente, l’atmosfera umida vagamente nebbiosa e delle strane campane che suonavano “a morto”, addentrarsi nel piccolo centro storico di questo luogo alle dieci di sera è stato come tuffarsi in una dimensione romanzesca di altri tempi. E’ stato come entrare in un luogo tipico delle novelle di Stephen King, uno spazio che poteva essere stato già colonizzato da tempo dagli Ultracorpi di Don Siegel. Pochissime persone per la strada immerse nella fioca luce limacciosa accerchiata dall’umidità. Sguardi innaturalmente cordiali in uomini e donne non avezzi ad incontrare forestieri. Grandi spazi vuoti. E, intorno a questo vuoto, pochi locali gremitissimi. Gente animata in concitate discussioni dal piglio visibilmente cospiratore.

Nelle strade il vuoto, dentro i pochi locali, la folla di cittadini. Da zero a cento nello spazio di un uscio.

Questo paese ha una rocca. La Rocca. Un’altro luogo strano. Una corte aperta presidiata da gatti randagi dove non sarebbe sorprendente scoprire che i malcapitati avventori vengono sottoposti a qualche pratica esoterica per la loro trasformazione.

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Vaghi nel buio tra un angolo e l’altro, capisci di essere una specie di pagliuzza che si muove sulla superficie di un occhio ceruleo che cerca di allontanarti e alla fine rientri in albergo. Nonostante le sue stanze moderne, accoglienti e funzionali, il singultare sommesso del collegamento wireless ti fa capire che le priorità e le esigenze lì sono differenti.

E al risveglio, al primo mattino del giorno seguente, nella mente insiste l’assillante motivo musicale del Main Theme di Interstellar e ti senti proprio come nel film. Senti che hai passato una notte in un luogo dove il tempo scorre con una velocità diversa. Per te è passata solo una notte, ma per le persone a te care saranno sicuramente trascorsi dieci giorni di cui tu non saprai mai niente.

11 thoughts on “Il paese dimenticato

  1. Diemme 27 Novembre 2015 / 14:48

    Tu sei un poeta. E un viaggiatore del tempo. E anche un superbo fotografo (e la poesia è anche nelle foto).

    • pjperissinotto 27 Novembre 2015 / 17:37

      Grazie mille, Diemme. Ho visto fotografi molto più superbi e poeti degni di questo nome. Ma, in ogni caso, l’apprezzamento è molto molto graditissimo. 🙂

      • Diemme 27 Novembre 2015 / 17:42

        No, guarda, sei tu che ti sottovaluti, queste poesie hanno un’anima che difficilmente ho trovato in altre, anche “d’autore” (non dimenticare che io con una fotografa ci ho fatto un viaggio di recente 😉 ).

      • pjperissinotto 27 Novembre 2015 / 17:49

        😉 allora cercherò di non sottovalutarmi. Così come cercherò di sviluppare la mia supposta vena poetica.
        Tanto se si tratta solo di un tentativo per distogliermi dallo scrivere raconti con il finale a sorpresa sappiamo tutti che non c’è speranza. 😀 Ce n’è uno giusto in agguato.

  2. silviacavalieri 27 Novembre 2015 / 16:07

    Mi è piaciuta tantissimo, questa cronaca di uno spazio-tempo diverso. io conosco e amo tantissimo un paese più o meno così, mi pare di risentire perfino i rintocchi delle campane a morto… La vita me ne ha allontanato, purtroppo, ma, almeno parte della mia infanzia è trascorsa col suo ritmo (e forse è durata di più!) Suggestive anche le foto!

    • pjperissinotto 27 Novembre 2015 / 17:41

      Grazie mille, Silvia. Sospettavo serenamente che di luoghi come quello di ieri sera ce ne siano tanti. E ti confesso che ieri sera mi sarebbe piaciuto entrare in uno di quei locali, magari coperto dal Mantello dell’Invisibilità per non perturbare la concitazione naturale del luogo, ed ascoltare il cuore pulsante di quel paese.
      Un abbraccio!

  3. Erik 28 Novembre 2015 / 0:02

    amo quei luoghi perchè sentirsi in luoghi senza tempo ti toglie la consapevolezza dell’età e di conseguenza anche i tuoi pensieri e le tue sensazioni sono libere di esprimersi e sgorgare nel tuo io più remoto che forse prima di quel momento non avevi mai conosciuto, quello che si mostra quando il tempo scompare..

    • pjperissinotto 28 Novembre 2015 / 7:47

      Infatti non avere nozione del tempo, non avere tempi da rispettare e vivere un luogo dove il tempo sembra una variabile secondaria della vita porta ad entrare in uno stato emotivo molto particolare. Nostalgico, immutabile e fintamente sereno.

      • Erik 28 Novembre 2015 / 8:13

        Allineato al 1000%

  4. Fik 28 Novembre 2015 / 17:34

    La cosa che mi piace è che l’ho rivissuta leggendo il tuo racconto. Le emozioni che avevo provato, in un altro spazio-tempo, erano rinaste sopite dentro di me. Tu riesci a condividerle! Grazie!
    P.s. Hai controllato di non aver strane cicatrici all’altezza dei reni?? ?

    • pjperissinotto 28 Novembre 2015 / 17:40

      😀 😀
      Ho controllato molto attentamente. Niente cicatrici.
      Il racconto sarebbe stato un po’ diverso.

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