Francesca osservava concentrata il volto di Stefano. Il sole arrivava di taglio a scandire gli zigomi asciutti del suo grande viso. Sembravano tirati in un accenno di sorriso, mentre scrutava divertito e quasi compiaciuto il movimento all’interno del bar dove stavano bevendo lentamente il loro aperitivo. Stefano era il ragazzo di Elena, la sorella di Francesca. Insieme l’avevano accompagnata un paio di ore prima e ora la stavano aspettando in quel locale, lì di fronte allo stabile un po’ datato ma elegante che ospitava il suo provino.
Stefano si sporse un po’ in avanti con lo sguardo ancora rivolto verso la sua sinistra e prese a dire:
- Elena troverà concorrenza agguerrita, oggi. Sarà difficile vincere. Qui le ragazze sono tutte uno schianto. – Francesca distolse gli occhi dal volto di Stefano e ne seguì la direzione, mentre lui continuava. – Lei lo sapeva. Per questo ci ha voluti qui con lei, per farle coraggio. –
Lo sguardo di Francesca incrociò quello intenso e luminoso di una ragazza che guardava verso di loro con una minigonna cortissima, le gambe lunghe e affusolate che sembravano risalire verso l’alto seguendo i suoi capelli nerissimi e lucenti, e un’espressione sapientemente misurata tra il languido e lo spregiudicato. I muscoli del viso di Francesca, fuori dal suo controllo, si predisposero automaticamente ad un atteggiamento aggressivo, quasi di rabbia. Sembrò esserne colpita e si affrettò a riportare lo sguardo di fronte a sé. E lì l’espressione del suo volto mutò ancora velocemente, sorpresa dagli occhi azzurri di Stefano, che aveva a sua insaputa già abbandonato la perlustrazione del locale e la stava fissando intensamente. Il cielo fuori si era fatto cupo. Le previsioni del tempo avevano anticipato l’arrivo di una intensa perturbazione, ma nessuno si sarebbe aspettato che in pieno ottobre sarebbero arrivati tuoni e fulmini così repentinamente. Il sole fendeva ancora l’interno del locale, ma sembrava quasi che il temporale in arrivo stesse applicando un filtro alla sua luce e gli occhi di Stefano spiccavano come saette. E il suo sorriso si era fatto sornione.
- Elena sa il fatto suo. – riprese Stefano, sfiorando leggermente la sua mano. – Quando c’è da tirare fuori la grinta dà il meglio di sé. –
- Cosa dici se ci avviamo e le andiamo incontro? – chiese Francesca, annuendo con la testa alla affermazione precedente .
- Buona idea! Pago e le andiamo incontro –
Francesca osservava Stefano mentre era in coda alla cassa. Il suo elegante vestire e i suoi movimenti misurati e armonici rendevano insolitamente leggera la portanza del suo corpo modellato dalla frequentazione delle palestre e la sua voce sempre gentile, ma energica, dava alla sua presenza un senso di sicurezza quasi ancestrale. Pagato, si avviarono veloci attraversando la strada, mentre le prime gocce di pioggia pesanti già punteggiavano l’asfalto. Arrivati allo stabile, Francesca, appena davanti a Stefano, ancheggiò dolcemente per assecondare il movimento della porta girevole dell’ingresso, con la stessa leggiadria che Stefano conosceva bene. Francesca ed Elena erano proprio sorelle, stessi lunghi capelli carichi di riccioli naturali e ribelli, la pelle del viso radiosa senza imperfezioni e un corpo sinuoso ma discreto dalle proporzioni perfette. Appena entrati arrivò il messaggio di Elena: «Finito! 🙂 Qui sopra al quinto piano c’è una caffetteria. Venite ke prendiamo qualcosa? Vi aspetto all’ascensore»
Attesero il vecchio ascensore, affiancati. Stefano allungò affettuosamente il braccio a cingere la vita sottile di Francesca e fece finta di non accorgersi del suo piccolo sussulto quando l’aveva sfiorata. Entrarono. Fuori c’era già il finimondo, tuoni e fulmini come in piena estate, e nessuno avrebbe potuto immaginare che quell’ascensore si sarebbe fermato per più di un’ora a metà strada, due piani più in alto, a causa del black-out di quel giorno.
‘sta Francesca, peggio della Pdf, e l’uomo è cacciatore, e se ci si mette di mezzo pure il destino…
Comunque non sappiamo bene cos’è successo in ascensore … 🙂 Magari nulla di nulla . Chi può dirlo.
Tu.
😀 😀
insomma butti il sasso, ritiri la mano e lasci sgobbare noi di fantasia e supposizioni 🙂
piaciuto il racconto sospeso come l’ascensore.
ml
🙂 grazie Massimo. Sì, mi piaceva l’idea che fosse il lettore a decidere come far evolvere questa specie di velata tentazione.
Ma continui a non dirci se nell’ascensore c’era altra gente, variabile non trascurabile…
Posso solo dire, a mia parziale discolpa, che se nell’ascensore ci fossero state altre persone non avrebbe avuto senso scrivere questo raccontino. 🙂
Monello… 😛
Secondo me… povera Elena!
Già. Infatti io me la immagino che aspetta al quinto piano l’ascensore che non arriva più e magari non saprà mai nemmeno cosa sarà accaduto in quel tempo.
Ciao Silvia. 🙂
Conoscendo la sorella potrebbe comunque immaginarlo… non ci s’improvvisa sculettatrici rosicone della felicità altrui!
La mia protagonista nell’idea iniziale non era propriamente come la dipingi tu. Ma, come sempre, ogni lettore trasforma ciò che viene scritto secondo le sue percezioni. 🙂
Hai ragione, la mia interpretazione del tuo personaggio è stata viziata da deformazione pidieffenale 😉
Bello, mi piace… questo balletto tra malizia e fedeltà, tra sguardi e sfioramenti….
Mi sa che il buon Stefano ha avuto una bella avventura prima e un ottima serata dopo ?
Ti pensi, due sorelle simili e diverse. 🙂 🙂 Un po’ un nostro idolo.
Un giorno ti racconterò di due fratelli… 😉
Capita… 😀
Non raramente 😀
Molto spesso direi… 😉