Petra era una ragazza molto carina. Quando l’avevamo conosciuta ad una cena tra amici, mia moglie Carla si era accorta subito di quanto io ne fossi rimasto affascinato. Non era la prima volta che mi facevo prendere da un’altra donna durante il matrimonio e ormai Carla se ne era fatta una ragione, a modo suo. Mi lasciava fare per un po’, poi appena vedeva che la mia amicizia si approfondiva troppo, entrava in azione e smontava colpo su colpo ogni mia velleità, stringendo e accorciando il mio guinzaglio ogni giorno di più, fino a far svanire ogni mio desiderio.
Con Petra fu diverso.
Non era solo bella e solare, aveva un modo di fare dolce, sincero, e ammaliava tutti con la sua voce calda mentre parlava un italiano perfetto senza sbavature. E, quando appoggiava con naturalezza le sue curve afferrando il mio braccio, non lo nascondo, mi risucchiava via ogni forma di razionalità.
L’avevo frequentata per un mese circa, assiduamente. La scusa era che nel gruppo dovevamo discutere del referendum appena chiuso, che dovevamo seguirne gli sviluppi e commentare ogni passaggio che ne sarebbe derivato. Ma, ovviamente, la verità era che uscivo da solo con lei e Carla lo sapeva. Carla sa sempre tutto. E vedeva nei miei occhi una luce intensificarsi ogni giorno di più. Ormai vivevo la mia giornata solo in funzione dell’incontro con Petra. Anche se, mentre uscivo di casa fingendo la solita disinvoltura, sbirciavo di traverso l’occhio sornione e beffardo di Carla che sembrava dire: “Le nostre condizioni le conosci bene. Mi lasci tutto e puoi seguire tutte le strade che desideri.”
E, questa volta, non lo nego, per Petra avrei anche potuto farlo.
Ma poi arrivò quel lunedì, qualche giorno prima di Natale. Petra aveva buttato lì una frase senza pensarci. Mi aveva ferito quel suo improvviso rivendicare il diritto di sentirsi libera nelle sue relazioni, di essere ancora giovane e di potersi godere la vita con chiunque incontrasse i suoi gusti. Li conoscevo bene quei ragazzotti tutto muscoli dei quali a lei piaceva circondarsi. Diceva che erano solo amici, che erano solo persone con cui le piaceva confrontarsi intellettualmente. Sì! Credici! Alla fine, anche lei, era come tutte le altre donne. Incapace di dare il giusto valore alla loro amicizia, alla loro intensa relazione, incapace soprattutto di volermi con l’intensità con cui io la desideravo.
Così un paio di giorni dopo ne parlai con Carla. Francamente. Ritrovammo subito l’intesa. Discutemmo un po’ vagliando le possibilità. Ma noi sappiamo bene che a Natale tutti sono più buoni. E così, mentre io e Petra passeggiavamo romantici un’ultima volta lungo il sentiero buio dei giardini vicino a casa, quando la sua testa incocciò la pietra che Carla le aveva velocemente scagliato da molto vicino, lei cadde al suolo con dolcezza ed eleganza e perse i sensi. E poi, più tardi, noi la tagliammo e, quando era ancora fresca, la cucinammo. Quella sera e i giorni seguenti innaffiammo l’ottimo goulash che ne venne fuori con il miglior chianti della nostra cantina e ci perdemmo in mille ebbre risate fino a dimenticare il suo stesso sapore.
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Ahahahahah che macabro!!!!! 😛
Già sono resistito al metterlo in linea i giorni prima di Natale… non potevo sottrarmi oltre. 😉
Ti ricordi quando ti ho chiesto di venirmi a trovare? Ci sto un po’ ripensando…
😀 😀 😀
Mai fidarsi.
Capisco, in pieno clima natalizio! Sei inquietante 😛
😀 😀 😀
Mi è sembrato l’unico modo sensato per far finire questa storiella con un esito in linea con la prassi natalizia.
😀
Mi piace!! Così deliziosamente crudele!! ? ?
Cara Mela,
ero certo che una maestra come te delle uccisioni dal realismo “sensoriale” avrebbe apprezzato. 😀 😀 😉
Certamente!
“Deliziosamente crudele” … mmmh quando ci sei tu nelle vicinanze sempre a distanza di sicurezza! 😉
La distanza di sicurezza è quanto mai indicata alla presenza delle persone dall’equilibrio precario. 😉 😀
Grazie per l’apprezzamento!
A chi lo dici!!! Ne so decisamente qualcosa. Il mio commento era rivolto a Mela. Non mi permetterei mai di usare un tono così confidenziale con chi mi ha appena aperto la porta di casa sua! Ho bisogno di almeno un paio d’ore prima di lasciarmi andare … 😉
Tranqui. 🙂 Passati i cinque minuti accademici qui vige la libertà.
Ahahahah! ??
😉
No, cioè, sono rimasta senza parole, tanto da dover leggere due volte le righe finali!!!
Scritto molto bene, dolce al punto giusto, macabro da choc: perfetto 🙂 (quasi) 😉
Marirò :-),
grazie mille per l’apprezzamento. Ogni tanto mi piace uscire un po’ dagli schemi del buonismo classico natalizio per portare il lettore dove non si aspetta di trovarsi.
Ma il fatto che anche tu ci hai trovato della dolcezza mi fa sospettare che il racconto sia stato cucinato rispettando un’ottima ricetta. E questo mi fa davvero piacere. 😀 😀 😀
E stica… ? Come sempre mi soprendi!
Numeo 1….
😀 😀 😀 Con il fine anno, i cinemas e tutte le altre cose mi ero perso il tuo commento. Ma non me l’ero mangiato e ora l’ho ritrovato.
La sorpresa finale, come ben si sa, mi piace. 😉
adoro la crudeltà natalizia 🙂
e poi con il macabro-grottesco si possono dire tante cose vere 🙂
ml
Piace anche a me uscire dall’incolore buonismo natalizio, anche se, come sappiamo bene, non sono riuscito ad avere il tuo stesso coraggio. 😉
Il macabro-grottesco, mischiato alla naturalezza dei protagonisti che lo vivono, è un espediente utile per far pensare. Concordo pienamente.
Non si può dire che tu non sia un maestro nei colpi di scena finali…stavolta tutto avrei immaginato tranne che il finale che hai scritto…troppo esilarante…
😀 😀 😀 Ciao Gigi, ben ritrovato. Un finale come piace a me un po’ a sorpresa, un po’ scanzonato, un po’ irriverente. Il racconto è sciocco, ma quando mi è balenata l’idea del finale antitetico al buonismo natalizio semplicemente “I couldn’t resist”.
ahahaha ed hai fatto benissimo…non avrei sopportato un finale politically correct…nataliziamente parlando… 🙂
insomma, cuckoldismo soft, direi concettuale
TADS, non ci crederai, sono dovuto andare in cerca del significato della parola cuckoldismo 😀 😀 :-D.
A dire il vero nella testa della protagonista consorte, io non ci vedevo nessuna pulsione sessuale, mi sembrava più una tipa “Di te non me ne frega niente, a parte i tuoi soldi. Ma se devo fare qualcosa di un po’ stronzo per guadagnarmeli non mi tiro indietro ;-)”. A dire il vero non so bene se sia uno stereotipo reale di possibile moglie, ma sicuramente l’allocco marito buono a nulla e mollaccione in giro si può trovare.
accidenti, non vorrai mica dirmi che ho colto aspetti che non intendevi esprimere??? forse sono troppo malizioso 😀 Non conoscevi il significato del termine cuckoldismo??? ci ho scritto un post anni addietro, buttaci un occhio che magari ti fai una risata: https://angolodelpensierosparso.wordpress.com/2014/09/
Un bel post il tuo! Istruttivo, simpatico nella sua professionale analisi e nella ricchezza della varietà dei commenti.
Mi piace la tua maliziosità. Ogni tanto ci si incrocia e, dai nostri differenti approcci alla lettura degli eventi, si scoprono tanti aspetti che ci contraddistinguono. Io sono più un tipo da scialbe eteriche energie tra le anime, che da esperto scopritore delle debolezze caratteriali mascherate da finte stimolazioni sessuali.
Questa cosa mi fa simpatia. 🙂
E poi è deciso: aumenti la mia cultura.
ti ringrazio per le tue belle parole ma io non sono malizioso, nemmeno cinico, per quanto apprezzi il cinismo come pensiero filosofico, appartengo alla corrente sofista e sono di estrazione Junghiana. Spesso sul blog mi esprimo in modo apparentemente leggero ma lo faccio solo per rendere più gradevoli i concetti, chi ha i mezzi per cogliere coglie. Sono un appassionato di sociologia e amo studiare/analizzare le tendenze da un punto di vista non canonico. Piccoli e innocui vezzi, l’acculturamento è reciproco, neanche a dirlo.
“Chi ha i mezzi per cogliere coglie” è un concetto che mi piace molto.
Così come mi piace lo stile perfetto con cui hai padroneggiato nel tuo articolo l’informazione mischiata alla dissertazione.
La sociologia è appassionante ed è una di quelle aree che mi dispiace un po’ non avere approfondito nella vita. Diciamo che oggi la mia passione verso le persone si limita a cercare di percepire quello su cui nel passato forse ho troppo sorvolato. Forse è per questo che amo scrivere i miei insulsi raccontini senza pretese. Si fotografa un’atmosfera e ci si disinteressa del darne quasiasi spiegazione.
caro PJ la sociologia, vissuta come passione o professione, punta l’occhio di bue sui comportamenti collettivi, alias tendenze, se hai una formazione umanistica ti viene facile ma deve appassionarti. Ho notato che tendi ad analizzare e questo è un bene ma anche no perché lo fai sull’individuo, open your mind, prova a farlo sul gruppo. E’ molto più divertente e stimolante, credimi, soprattutto più istruttivo 😉
Analizzare il gruppo è più divertente e interessante, ma lacunosamente impersonale. Del tuo articolo una parte importante sono i suoi commenti. Ci sono tanti mondi in quei commenti, perchè, come mi hai scritto una volta molto tempo fa, nel commento la gente usa la pancia.
Io ho una base culturale poco umanistica e molto matematica e fisica. Ormai io sono traviato da una visione in cui il singolo esperimento è importante.
Questa chiacchiera mi ha fatto venire l’idea di un altro raccontino. Si intitolerà “Lucia” e ci sarà, parallela al percorso principale del raccontino, una velata traccia rivisitata di cockoldismo. 😉
Sei colpevole di ispirarmi pensieri maliziosi. 😀
io ho una formazione umanistica al 300% 😀 , ho smesso da anni di occuparmi del “singolo”. Quando pubblichi fammi un fischio che vengo a leggere
Totalmente sorprendente! Mi è piaciuto molto, mi ha sconvolto e inquietato: reazioni che apprezzo 🙂
L’idea di sorprenderci in qualche forma e con qualche apprezzata reazione è un po’ l’essenza delle motivazioni che ci portano da qualsiasi parte.
Quindi il tuo commento mi è piaciuto particolarmente. 🙂