Non mi era mai capitato qualcosa di simile prima di allora.
L’avevo incontrata già diverse volte, e, a dire il vero, il suo viso dai lineamenti dolci e non elaborati mi aveva sempre ammaliato e i suoi modi gentili avevano ormai conquistato il mio animo.
Fu però solo qualche tempo dopo, quando fummo più vicini e affiatati, che lei si spogliò con naturalezza e io, da allora, non fui più lo stesso. Sono fermamente convinto che, dentro ognuno di noi, dimori una tensione inarrestabile verso la forma estetica perfetta per i nostri schemi sentimentali. E lei incarnava la mia personale forma perfetta.
Rimasi folgorato. Incapace di capire cosa stava accadendo, capace solo di vivere maldestramente delle emozioni che non avrei mai più potuto sentire con la stessa intensità.
Quella volta non riuscii nemmeno a toccarla più che tanto. Mi sentivo come quando arrivi a casa da un negozio con un oggetto luccicante, da sempre sognato. E’ tuo! Ma non osi nemmeno sfiorarlo per paura di sporcare con le tue umide impronte la sua superficie. Come avere tra le mani l’oggetto delle tue brame, ma sotto la maglia continui ancora a sentire la pelle d’oca alta mezzo centimetro.
Da allora, fu necessario vedersi sempre più spesso e, al di là delle parole dette, lei comprese sempre meglio la crescente attrazione esercitata su di me dalla sua magnetica presenza.
Difficile da credere, lo confesso, io stesso sono attonito. Nonostante la perfezione di ogni particolare, arrivò il giorno funesto in cui io rovinai tutto. Nel momento della verità, dentro di me fui assalito dal panico, fallii miseramente e distrussi tutto, prima con i gesti e poi, più tardi, con le parole. La ferii profondamente e la feci soffrire al punto che, ogni volta che ci ripenso, e vi garantisco mi succede centinaia di volte al giorno, mi sento mancare.
Ci volle del tempo perché tornasse ad avvicinarsi. La convalescenza dal mio scempio, evidentemente, fu tutt’altro che facile da sopportare e io mi sentivo troppo colpevole per fare qualsiasi passo.
Quando incontri un angelo, però, lo riconosci facilmente, perché non solo la sua presenza ti sconvolge, ma quando tu sbagli, lui alla fine si disinteressa ai segni che hai lasciato sul suo corpo e sulla sua anima. Trova sempre, inspiegabilmente e con dolcezza, il modo di far rinascere in te stesso la fiducia che credevi persa irrimediabilmente. Per me, con lei, fu così.
Ora era lì, davanti a me, silenziosa conseguenza di un suo non lontano, sorridente “Forza! Ci riproviamo!”. La guardavo ammaliato mentre, finite le sue allegre esortazioni, era già con gli occhi chiusi nell’attesa. Sapevo bene cosa dovevo fare, ma dentro di me avevo solo voglia di abbracciarla, per poter stringere il suo volto perfetto con le mie mani nascoste tra i suoi lunghi capelli. Lì, sarei stato onesto, solo io e il suo viso, e avrei avanzato la richiesta: “Lasciami per sempre solo, con il mio amore per te libero dall’urgenza di dimostrare qualcosa a qualcuno. Stammi vicina solo per il fatto di essere il mio sogno, non perché io sia il tuo bisogno “.
——
L’infermiera alla mia destra, esperta e carina, si avvicinò in silenzio con un fare disinvolto, completamente noncurante del fatto che il suo seno fosse arrivato a destinazione molto prima di lei.
– Le passo il bisturi, dottore? – disse fissandomi con un ossequioso mezzo sorriso dipinto in volto – O aspettiamo che la ragazza si risvegli prima di cominciare? – finì la frase virando il mezzo sorriso in una strizzatina d’occhio enigmatica.