I genitori e i figli

Succhiare_Pollice

Quel che resta della lungimiranza genitoriale

Non è semplice nel mondo di oggi trovare il proprio ruolo. Si comincia succhiando il proprio pollice già nella pancia della nostra mamma e quando si esce, la verità più autentica, è che si vorrebbe continuare a succhiarlo quel pollice.

Quelle rare volte che riesco a girovagare per i luoghi fisici e virtuali di questo mondo, da molto tempo a questa parte, vedo soprattutto pollici succhiati. Specialmente nella giovane popolazione maschile intuisco spesso che c’è qualcosa che non va. Magari ci si imbatte facilmente in giovani virgulti dall’aspetto spavaldo e dalla spiccata disinvoltura, persone giovani che hanno già fatto molte esperienze e si capisce che sanno vivere con naturalezza il lato giocoso della vita. Ma i loro gesti, i loro sguardi, la profondità del loro io, mi sembra tradisca un’ansia così subdolamente celata ed oscura, un malessere inconscio i cui risvolti nefasti temo debbano ancora iniziare veramente a palesarsi.

Non è solo una questione legata alle difficoltà del mondo di oggi, alla sua presunta carenza di valori o alla complicata declinazione del concetto moderno di “posto di lavoro”. C’è qualcosa che va al di là di quella che sembra essere la ricetta più semplice per spiegare l’inadeguatezza frequente dei giovani d’oggi nel fare il passo finale per diventare uomini.

Forse il trucco vero sta proprio lì, nella versione moderna e confusa di famiglia in cui il ruolo del genitore a volte viene pericolosamente confuso con quello di protettore.

Un figlio può crescere quanto vuole, ma non si affrancherà mai completamente da un genitore che ha dimenticato che rendere liberi i suoi figli è il passo fondamentale per continuare la propria crescita.