Del toccare il cielo con un dito

Toccare_il_Cielo

Qualche giorno fa ero con un mio caro amico, mi ha mostrato alcune sue foto e abbiamo convenuto che queste erano buone foto da utilizzare per un articolo nel mio blog. Con quattro semplici click Tom le ha condivise e mi accingevo ad utilizzarle. Credo siano state scattate dal suo aviogetto superveloce, nel mezzo di uno dei suoi viaggi in missione segreta verso Cosenza. Perché Tom è un agente segreto. Più volte la Lega Stellare ha ingiustamente e senza successo cercato di collegare la sua identità con quella di un noto pericoloso narco-fabbricante di gemelli.
Si chiama così, ne sono quasi certo, perché mischia nello stesso uomo la dolcezza del personaggio di Tom & Jerry con la medesima accattivante instancabile energia di un Tom Cruise in Mission Impossible.  Come riprova di queste sue impavide caratteristiche ho saputo che di recente ha disinvoltamente fatto la pipì al cospetto dell’intera Via Lattea, al buio, dalla cima di un pericoloso burrone dal minaccioso nome di “Peron del Moz“.

Mi apprestavo dunque,  gustando un po’ di magime vegan,  ad utilizzare una delle sue foto per adornare uno dei miei soliti raccontini senza speranza, quando, mentre la caricavo su WordPress, ho capito che la sua destinazione d’uso sarebbe stata differente.

 Nella vita le nostre sensazioni ci ingannano. Sono moltissime le volte in cui ci sembra di toccare il cielo con un dito, in cui ci sentiamo come se potessimo ottenere tutto dalla nostra esistenza. Questi momenti sono molto più frequenti di quello che crediamo e sovente, più saliamo in alto, più ci facciamo abbattere, dopo, nella malinconica realtà della nostra essenza. Perché, la verità è che siamo tutti poco più di formiche, nemmeno troppo riconoscibili gli uni dagli altri, proprio come le formiche. Camminiamo radenti al suolo, poi ci ritroviamo trasportati dall’aviogetto della vita fin sopra le nuvole, dove gioia, sorpresa, bellezza e forza sembrano regnare inscalfibili. Ma poi immancabilmente si ritorna a terra. Si slacciano le cinture, il viaggio nel sublime finisce e si ritorna a camminare nel nostro habitat naturale.

Ho visto grandi dirigenti d’azienda, persone straordinarie simili a condottieri, terminare il loro mandato e finire in un triste oblio, snobbati dalle stesse persone che pochi giorni prima li veneravano.
Ho visto grandi amori finire nell’odio e nell’astio, quando non sarebbe stato possibile nemmeno lontanamente immaginare un litigio.
Ho visto persone giustamente entusiaste per le loro conquiste perdersi un giorno dopo nell’ansia smarrita per non sapere come aggiungere un nuovo successo al loro insaziabile palmarés.
Ho visto luoghi così mozzafiato da porsi la domanda “E se rimanessi qui per sempre?” sbiadire al calare di una nuvola in un mesto richiamo per le tristezze della nostra anima.

Toccare il cielo con un dito.
Una figata quando succede. Anche se la vera figata, io credo, sia soprattutto la sua versione completa: una formica sta toccando il cielo con un dito.
Dovremmo ambire ai momenti sublimi, ma non dimenticarci di provare gioia anche quando siamo stabilmente a terra e teniamo stretto il nostro granello di sabbia da portarci appresso. E magari ogni tanto alzare gli occhi al cielo e dire: “Sono stato là!”.