Un’indovina mi disse

Un_indovina_mi_disse

Più di un anno è passato.

Attraversavo frettolosamente una grande piazza della mia città. Ero in ritardo. L’avevo vista quando era ancora lontana, lei invece mi aveva sicuramente notato molto prima, quando eravamo davvero distanti l’uno dall’altra.
Perché avesse scelto proprio me in una piazza così gremita, rimane un mistero. Nella vita i misteri che incontriamo sono molti. Quelli che nemmeno riusciamo a percepire assai di più.

È strano. Ricordo ancora il suo viso. Nitido, collocato in un contesto dai contorni ormai sfocati dal tempo, ma straordinariamente vivido nella memoria.
Aveva occhi chiari, o forse solo molto luccicanti, lineamenti segnati dall’età, voce roca come si conviene all’animo zingaro che trapelava da tutto il suo essere. Si era avvicinata lentamente e al ridursi della nostra distanza non avevo provato nemmeno un barlume della solita sensazione di insofferenza che spesso mi assale quando uno zingaro mi si avvicina per chiedere qualcosa.

Aveva parlato a lungo, senza preamboli, raccontandomi storie. Storie della mia vita. Quasi come avesse vissuto  per mesi al mio fianco tutti i giorni.

Si era fermata un attimo per poi riprendere subito a spiegarmi che esistevano forze contrapposte tra loro che lottavano per l’accadimento di eventi a loro graditi.
E lì piazzò quella che mi era sembrata la fin troppo evidente richiesta di emolumenti. Nel suo racconto infatti vi era un’unica grande verità. Solo lei poteva intercedere per far vincere la forza a me più favorevole.

Non ho mai capito dalle sue parole, allora e nemmeno dopo ripercorrendole, a quali forze si stava riferendo, quali forze stessero sprecando il loro tempo a giocare con le insignificanti vicende della mia vita. Il Bene e il Male, Dio e il Diavolo, o il fantasma dell’opera e il fantasma formaggino.

Abbiamo contrattato per un po’. Io sono partito da due euro fino ad arrivare a cinque. Lei è rimasta inamovibile nella sua tariffa iniziale di dieci euro.

Domanda e offerta non si sono mai incontrate quel giorno. E io non saprò mai se l’indovina aveva veramente il potere di influenzare le ipotetiche forze contrapposte di cui parlava.
Terminata la piccola insignificante diatriba sui cinque euro mancanti, aveva continuato serenamente con la voce tranquilla, raccomandandosi di non raccontare le sue rivelazioni. E continuò a parlare, questa volta, del futuro.

L’ultima sua profezia si è avverata qualche settimana fa. Niente di ché in realtà. Si parla di normali eventi della vita. Ma ogni singolo piccolo accadimento previsto dalle sue parole, in un anno e mezzo, si è avverato nei modi e nella sequenza da lei scandita.
Ora, per fortuna, non c’è più niente che si debba compiere.

Non l’ho più rivista. E, lo confesso, qualche volta ho sperato di incontrarla passando ancora per quella piazza.

Se nella vita vi imbatterete in un accadimento simile, ho un mio consiglio. Non badate ai cinque euro di distanza. Magari poi vi prenderete allegramente in giro da soli per la vostra creduloneria, o potrete sempre spiegare il vostro raggiro appellandovi all’abilità dell’arte zigana di trasformare le normali vicende della vita in abito che calza come un guanto su di voi, ma sicuramente non avrete occasione di ripensare all’eterno dilemma del What if.