La nuova figura dell’eroina

Eroina
Divergent, degenerazione sociale e la figura dell’eroina oggi

Nella storia del cinema e della letteratura si sprecano sicuramente gli esempi di eroi ed eroine che hanno acceso l’immaginario collettivo. Negli ultimi anni tuttavia ho la sensazione che qualcosa stia cambiando. C’è una maggiore attenzione alla figura dell’eroina e una sua caratterizzazione molto più particolareggiata. E in generale la figura dell’eroina si sta molto differenziando da quella dell’eroe.

Gli eroi maschi sono sempre più spesso ancorati a stereotipi che li portano ormai ben oltre la dimensione muscolosa e attiva di gesta così straordinarie e fuori dalle reali capacità umane, da renderli quasi delle caricature di fumetti d’altri tempi.

Le eroine di oggi, quali ad esempio quelle che compaiono nei romanzi di Stephenie Meyer (Twilight, The Host) e di Veronica Roth (Divergent) e negli omonimi film, invece, celebrano una figura di eroe al femminile che ha uno spessore estremamente più moderno e ricco.

Certo si potrebbe pensare che le autrici in questione e gli altri autori/registi che stanno lavorando sulla figura dell’eroina abbiano trovato solo un filone originale per lo sviluppo dei loro soggetti. Io credo tuttavia che dietro questo piccolo fenomeno culturale ci sia qualcosa di più profondo. Una specie di bisogno sociale di affrontare i temi latenti e i problemi della nostra società con uno spirito nuovo.

Proprio la figura femminile con le sue mille sfaccettature, le sue incertezze, la sua sensibilità e la sua forza è il veicolo perfetto per uscire dalla analisi dei problemi verso una nuova soluzione. Credo che la grande invenzione, che ha reso opere come quelle citate dei grandi successi, stia proprio nell’aver iniziato a tracciare una figura eroica molto realistica, e a tratti quasi esageratamente femminile, come nuovo canone di proiezione del nostro immaginario collettivo.

E credo che, come sempre, tutto questo abbia delle basi e dei riflessi fortemente legati alle nostre quotidiane percezioni.