Cambiare

UscireDalGuscio

A volte ci si sente come se l’unico modo per affrontare il futuro richieda un cambiamento repentino. Prima dentro il guscio, poi fuori dal guscio. Quel che si trova fuori è completamente sconosciuto, ma quello che c’era dentro era tutto, troppo, ben noto.

Le onde della vita

Margherite

La stabilità e la meccanicità

A volte mi chiedo cosa manca alla mia vita perché sia conforme alle mie aspettative. Più ci penso e meno ne vengo a capo.

La vita è fatta di alti e bassi, l’esistenza è una noia, non ho avuto un attimo di respiro in tutta la giornata, vorrei scrivere ma non ho mai tempo per farlo, quella donna meravigliosa non si accorgerà mai che esisto, dovrei dedicare più tempo alle persone che amo, non devo dare peso alle cose dette d’impulso, devo rifuggire la piattezza delle consuetudini, non devo fare le cose che so già in anticipo che mi daranno fastidio, devo evitare di bere troppo vino, ogni tanto devo farmi ispirare da un bicchiere di vino, …

Tutte frasi che si possono applicare e spiegano che quasi mai nella vita si è in sintonia con i nostri desideri.

A volte mi capita di passeggiare per il centro nelle ore di punta del fine settimana. Forse sono preso da un delirio di onnipotenza, forse sono solamente sfortunato, ma guardando le persone che camminano, le coppie in particolare, mi sembra di vedere soprattutto infelicità. Vedi un ragazzo e una ragazza bellissimi, che camminano vicini l’uno all’altra, sguardi vivi e intelligenti, ma nel volto di ciascuno di loro è dipinta un’espressione come di disagio esistenziale, qualcosa che li tiene lontani come se fossero ognuno a passeggio con qualcun altro.

Non so bene perché succeda questo, ma avremmo tutti bisogno di svegliarci alla mattina e avere delle certezze, delle persone su cui contare ciecamente per sviluppare noi stessi, un contesto sociale senza frenesie eccessive ed eccessi frenetici che ci consenta di esprimere la nostra personalità. Ci vorrebbe una stabilità libera dai condizionamenti e dalla ripetitività, per non farci vivere immersi nella meccanica quotidianità che ci dipinge in viso il disagio esistenziale.

E invece ci svegliamo senza certezze, con intorno persone smarrite come noi, immersi in un mondo frenetico ormai insostenibilmente incline alla confusa meccanicità.

Esiste

Tramonto1

Passaggi

Esiste uno spazio molto ampio nella vita in cui si cerca costantemente di essere in armonia profonda con un’altra persona. Nel tempo la persona può anche cambiare, ma la tensione all’equilibrio è la luce che ci guida in ogni istante. …

Produttori di Ricordi

Ricordare

I ricordi che generiamo negli altri misurano la nostra vita

Qualche giorno fa ho letto il post di un caro amico. L’articolo, intelligente e toccante, parla della memoria e del tempo. Sono temi affascinanti e, anche se spesso tendiamo a dimenticarlo, sono il centro della nostra vita.

Da quando ho letto quell’articolo ripenso moltissimo ai ricordi importanti e ricchi che sto accumulando in questo periodo della mia vita. Le nostre vite non sono solo l’elenco di quello che ci accade, sono soprattutto il legame che collega gli eventi tra loro e la relazione con le persone che ne fanno parte; tutto si sviluppa fino a generare la percezione del tempo e dello scorrere delle nostre esistenze, che sono tutte incastrate le une sulle altre come in una specie di ingranaggio che a piccoli scatti porta a compimento i passi di ognuno di noi. E con piccolissimi, infinitestimi movimenti porta a compimento qualcosa di più ampio di cui i nostri io sono solo parziale espressione.

Ogni scatto di questa macchina che ci accomuna, lascia un ricordo a testimoniare che c’è stato un passaggio condiviso.

Spesso siamo portati a pensare, specialmente chi come me esteriormente non è più l’adolescente che ha ancora dentro di sé, che presto arriverà il momento di valutare l’esito della nostra vita. E capita inevitabilmente di immaginare che esistano dei parametri assoluti per misurare quanto “bravi”, forti, influenti, ingegnosi, coinvolgenti siamo stati.

Io non credo sia così.

Non credo nemmeno esista una “memoria collettiva”, che vada riempita con il nostro lascito, per la quale un giorno si possa dire: “E’ esistito Caio o Beppe o Gastone”. Sì, forse di qualcuno di noi sopravviverà il nome, e comparirà sempre più sfumato, in qualche libro di storia o dentro l’incerta consistenza di un motore di ricerca.

Oppure forse di qualcuno rimarrà nel tempo il segno di un suo gesto eccezionale o estremo, che colpirà l’immaginario collettivo alla bocca dello stomaco. Ma la mia sensazione è che non sarà lì che si misura la nostra vita. So di andare controcorrente, ma il gesto finale di un Robin  Williams, per il quale ho sempre provato un’ammirazione straordinaria, ha paradossalmente ridimensionato una parte così importante della sua opera che io provo quasi imbarazzo all’idea di rivedere un Attimo Fuggente o una Leggenda del Re Pescatore.

Ecco credo che la misura vera delle nostre vite stia da un’altra parte. Nel ricordo labile ed effimero che lasciamo in ogni istante alle persone che ci circondano, con cui cerchiamo di costruire qualcosa, con cui condividiamo il nostro affetto, il nostro tempo e la voglia di crescere.

Niente di altisonante, né di eterno.

Siamo noi che facciamo rivivere con la forza delle nostre emozioni e della nostra condivisione la magia di un passo ottocentesco o di un film degli anni cinquanta. Lo facciamo per fissare dei ricordi in noi stessi e soprattutto in chi ci sta vicino.

La simbiosi delle nostre menti e delle nostre emozioni. Quella è la chiave di volta per capire dove stiamo andando.

Anima Libera

spazio_libero

Ognuno di noi ha una voce interiore che lo spinge ad essere unico, libero ed indipendente dal mondo che lo circonda. Quella voce ci aiuta ad esprimere quella parte di noi stessi che ci differenzia dalle altre persone. Spesso siamo confinati dentro a consuetudini e regole che vorrebbero limitare proprio quella parte di noi e l’anima libera si dibatte per trovare il suo spazio.

E’ la nostra anima libera quella che fa desiderare la luce, gli spazi ampi, l’arrivo della primavera nell’aria dopo il lungo inverno, il vento carico di ossigeno che corre lungo le narici scendendo un pendio. Che ci porta a camminare a fianco di qualcuno con il quale sentiamo affinità di spirito e con il quale condividiamo l’assenza di vincoli, da subire e da imporre.

L’anima libera che abbiamo dentro di noi non vuole nemmeno prevalere sulle altre voci del nostro io interiore. Sa aspettare, sa farsi piccola per amore o per passione, per trovare il giusto equilibrio con le persone intorno a noi e con il mondo e le regole arcigne su cui si fonda. Ma, troppo spesso, dimentichiamo che è proprio il rispetto per la nostra anima libera e per quella di chi ci sta vicino la base della felicità e del nostro completamento come persone.

Obbligo dotazioni invernali

Dotazioni_Invernali

Vittime delle regole

Per chi si trova a viaggiare lungo le autostrade con una certa frequenza appare chiaro che lungo il cammino della nostra vita c’è spazio per due sole sollecitazioni importanti: le sfighe e i moniti. Dal mondo esterno, parlo di quello che viene promulgato da chi ha un po’ di potere, non arriva praticamente null’altro che questo.

Quando sono comparsi, molti anni fa, avevo dei dubbi sul fatto che i tabelloni luminosi che si incontrano lungo il percorso qua e là, quelle due mezze righe di frasi formate di pallini luminosi, potessero avere un reale utilizzo. Con il tempo mi sono dovuto ricredere. I meccanismi sono molto semplici.

Se sei in ritardo, lì ti fanno comparire un numero adeguato di chilometri di coda davanti a te. Ci affiancano qualche simbolo confuso che vuole simboleggiare un incidente oppure dei lavori in corso. A volte il simbolo è non intelleggibile, tu cerchi allora di capire cosa significa, e, distraendoti nel farlo, tamponi chi ti sta davanti, così loro possono finalmente dare un senso compiuto alla coda che c’è innanzi, facendo finalmente comparire sui tabelloni il simbolo “Incidente!”.

Se non sei in ritardo, o non sei particolarmente in ritardo, allora preferiscono puntare sull’effetto monito. Esiste una gamma completa di raccomandazioni, che quando mi fermo a pensarci, non so nemmeno bene il perché, mi viene la pelle d’oca. Possiamo capire facilmente l’importanza insita nel ricordare agli stanchi viaggiatori il pericolo di colpi di sonno, cinture non allacciate e cellulari fluttuanti nell’aria. A questi moniti, diamo un senso sociale compiuto. E sopportiamo di buon grado quella vena di ansia che ci trasmettono.

Ma quando sono esaurite queste frasi, i passaggi successivi francamente mi risultano indigesti. Durante l’estate imperversava un messaggio sibillino, scritto in mille forme diverse e anche in più lingue: Aree di sosta videosorvegliate, divieto di scarico. Ma divieto di scarico di cosa? Di sacchetti di immondizie? Di rifiuti liquidi urbani?

Quando si avvicina l’autunno ne arriva un’altro di monito. Obbligo dotazioni invernali! So di andare controcorrente. So che la sicurezza sulle strade è fondamentale. So anche perfettamente, per esperienze vissute, quanto sia pesante vivere certi accodamenti che si formano in presenza di nevicate che colgono gli automobilisti impreparati.

Tuttavia io considero un abominio il fatto che con l’arrivo dell’autunno diventiamo, salvo rare eccezioni, un esercito di assatanati sostitutori di pneumatici invernali. E poi in primavera inoltrata, quando stiamo già iniziando da diverse settimane a goderci al mare i primi soli forieri dell’estate, ritorniamo nella mischia a sostituire le gomme da neve con gomme da spiaggia.

E di tutti gli sprechi immensi conseguenza di questi moniti autostradali, ne vedo uno particolarmente importante: lo spreco della nostra ormai dimenticata capacità di autodeterminarci, della nostra libertà di esprimere con compiutezza la maturità e la saggezza di cui dovremmo essere portatori.

E poi, non so se ci avete fatto caso, da quando ci sono questi obblighi, in pianura, non nevica quasi più.

Lasciare l’impronta

Lasciare_limpronta

Le dinamiche moderne

Un tempo non era così. Non è la prima volta che un articolo inizia con questa frase. E temo non sarà nemmeno l’ultima. Chi nel passato voleva affermare i propri talenti doveva arrovellarsi per anni con quella parola, gavetta, che già solo a pronunciarla veniva il “latte alle ginocchia”.

Specialmente nell’arte, nella musica e nella recitazione, un tempo per avere anche solo un minimo successo bisognava fare un percorso ad ostacoli tutt’altro che scontato. Spesso ci voleva una coincidenza fortuita, l’incontro casuale con un talent scout o la forza emotiva di non mollare mai o, in alcuni casi, la forza di rinunciare ad un pezzo del proprio orgoglio per assecondare qualche ricatto per veder riconosciuti i propri meriti.

A volte, tante volte, i riconoscimenti arrivano anche a chi non meritava nulla.

Oggigiorno non saprei dire se le cose siano realmente cambiate. A dire il vero non credo ci sia stato ancora un cambiamento effettivo in queste dinamiche. Ma, in ogni caso, il processo di selezione del talento si sta modificando profondamente. Specialmente in tutti quegli ambiti in cui l’originalità si può intuire anche solo guardando una pagina web, quelli sono gli spazi dove le regole di un tempo non valgono più. E le persone, i giovani soprattutto, vivono e vivranno sempre di più un luogo dove lasciare il loro segno.

Non sarà facile. La concorrenza diventerà di ordini di grandezza più agguerrita di oggi. Bisognerà fronteggiare non più i grandi produttori della musica, del cinema e delle altre arti, ma i grandi distributori di contenuti: i Facebook, i Google, gli Youtube e quelli che verranno. Che decidono e decideranno sempre più chi deve vedere cosa. Ma non c’è dubbio che la possibilità di creare e condividere la propria creatività saranno immense.

Ci sono un’infinità di esempi in rete. Ad esempio nella musica, le cover fatte da ragazzetti carichi di entusiasmo e di grandi qualità a volte appaiono pure migliori degli originali. E ci sono anche tanti casi in cui si capisce che la differenza tra un grande artista e un potenziale grande artista, nel mondo di oggi, non è poi così tanta.

Cito un esempio in cui mi sono imbattuto assolutamente per casualità, dove la casualità è fatta sempre dalla proposta sapientemente guidata dalla Rete. Una ragazza,  Molly Kate Kestner, ha scritto e cantato un pezzo interessante, da molti punti di vista. Quando l’ho ascoltato la prima volta, ho fatto fatica a non associarlo al film Interstellar, anche se riconosco che i punti di contatto sono inesistenti. Eppure, ho ascoltato un pezzo musicale di una ragazza perfettamente sconosciuta e ho provato emozioni molto simili a quando ho visto, sempre in Rete, il trailer di quel film.

Un tempo non era così.

Il Gioco dell’Oca

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Fate tre passi indietro con tanti auguri

Ogni persona ha il proprio percorso per trovare la propria strada. Ogni percorso ha i suoi ostacoli e le sue facilitazioni. E non di rado capita di imbattersi in un evento che ti fa ritornare nelle caselle indietro. A ripercorrere bene il perché dei nostri errori.

Come nel gioco dell’oca, se si è sfortunati, dopo un malaugurato lancio di dadi, capita addirittura di ritrovarsi alla casella iniziale. Ma alla fine, credo sia vero per i più, succede che si gioca così tanto a questo gioco, che prima o poi, almeno una volta nella vita, si arriva alla casella finale come vincitori.