Un tempo c’erano negozi e bancarelle

Negozi_e_Natale

Negozi e Persone

Un tempo mi sembra di ricordare che in prossimità del Natale non potevi avvicinarti al centro di una città senza capire che quello era un periodo dell’anno particolare. C’erano negozi con vetrine ricolme, c’erano bancarelle in ogni angolo delle strade, c’erano addobbi natalizi che campeggiavano luccicanti sopra le teste degli innumerevoli passanti.

Forse negli anni si era un po’ ecceduto in questa pratica dell’abbondanza, e già ad ottobre si iniziava a dubitare che il calendario si fosse deformato. Quasi per reazione a quegli anni, questo che abbiamo vissuto, a mio parere, ha cambiato completamente la sua direzione. Non saprei dire se affiancare al Natale appena passato il termine austerità, non saprei dire se si possa parlare di spirito autentico delle Feste, non saprei nemmeno valutare se in giro ci fossero più o meno persone degli anni passati, con più o meno pacchi e pacchetti degli anni trascorsi.  Quel che mi sembra di poter dire è che nell’aria c’era qualcosa di differente.

Non so se fosse il vento della crisi, non so se negli animi delle persone si stia sviluppando un senso di maggiore critica verso il mondo che ci viene proposto dalle alte sfere commerciali, quel che è certo è che orbitando intorno a negozi e bancarelle mi è sembrato di percepire di più le persone, i loro sogni, i loro bisogni e i loro desideri disattesi puntualmente nel passato dalla frenesia commerciale e dalla stereotipata consuetudine esistenziale.

Un tempo c’erano negozi e bancarelle, quest’anno ho visto soprattutto persone.

Il Tir dentro al racconto

In_autostrada

Il primo racconto parla di sé

Ho deciso di inaugurare una raccolta di Racconti Lampo per il mio blog. A dire il vero, queste idee originali, mi vengono spesso quando viaggio e il problema arriva dopo, al momento del rientro a casa alla sera, perché sono davvero troppo stanco per dare loro seguito. E tutto rimane confinato nello spazio angusto della mia esistenza mobile.

Oggi però, me la sento proprio, sarà diverso. Questa volta non mi fermerà niente e nessuno e darò finalmente inizio a questa lunga sezione di racconti brevissimi. Pare ne sia convinto anche il Tir che mi scorre accanto lungo l’autostrada. Dapprincipio non me ne accorgo neppure, perché la musica di “You Shook Me All Night Long” inonda l’abitacolo della mia auto conciliando i miei ragionamenti. Ma poi, per un attimo solo, lo sento bene. E’ tutto piegato verso di me, plasma con la sua energia il tettuccio della mia auto come fosse una pellicola di stagnola ed ora vuole entrare dentro la mia testa per fare il protagonista del mio primo racconto.

Vorrei non lasciarglielo fare, ma, inevitabilmente, non posso.

Nella mia vita

Montagna

Briciole di me stesso

Mi piace imparare sempre qualcosa da chi è intorno a me. E in tempi molto recenti credo di aver capito che non è affatto sbagliato aprire una finestra sulla nostra vita per chi ci legge, anche se quello che poi scriviamo non riguarda noi stessi.  La sezione “Nella mia vita” non serve dunque a nulla se non ad ospitare qualche raro scatto di un’esistenza molto simile a milioni di altre esistenze, una specie di raccolta di puntini, apparentemente senza senso, come quelli del gioco della settimana enigmistica che adoravo fare da piccolo, chissà se c’è ancora?, nel quale unendo i punti in sequenza alla fine ottenevi un disegno imprevisto.

Ci potrai scoprire che adoro passeggiare o anche correre in riva al mare e lungo i corsi d’acqua, perché l’acqua aiuta lo scorrere del nostro pensiero, potrai condividere con me che senza la musica saremmo tutti un po’ più fottuti, potrai sbirciare dentro il mio armadio e scoprire più capi scuri di quelli che posso poi realmente indossare, potrai scoprire come la statura influenza le nostre vite e come la birra scura ghiacciata aiuta ad entrare in nuove percezioni dell’esistenza mettendo a rischio la giusta dimensione della nostra pancia. Le pance degli uomini sono il male.

Scoprirai che, mio malgrado, da ormai troppo tempo, ruoto intorno alla cinta urbana di Milano. Ogni volta ho la stessa sensazione, poche persone realmente in armonia con quell’habitat, milioni di persone straordinarie e infelici, che fanno finta di essere felici. Mi pare di sentirla tutta, l’energia che scaturisce dalle loro vite. E io sono uno di loro. La storia della mia esistenza recente è la prova che io non posso reggere tutta quella energia.

Tanti piccoli puntini, disseminati nel tempo e tutti di nessuna reale importanza.

La nuova figura dell’eroina

Eroina
Divergent, degenerazione sociale e la figura dell’eroina oggi

Nella storia del cinema e della letteratura si sprecano sicuramente gli esempi di eroi ed eroine che hanno acceso l’immaginario collettivo. Negli ultimi anni tuttavia ho la sensazione che qualcosa stia cambiando. C’è una maggiore attenzione alla figura dell’eroina e una sua caratterizzazione molto più particolareggiata. E in generale la figura dell’eroina si sta molto differenziando da quella dell’eroe.

Gli eroi maschi sono sempre più spesso ancorati a stereotipi che li portano ormai ben oltre la dimensione muscolosa e attiva di gesta così straordinarie e fuori dalle reali capacità umane, da renderli quasi delle caricature di fumetti d’altri tempi.

Le eroine di oggi, quali ad esempio quelle che compaiono nei romanzi di Stephenie Meyer (Twilight, The Host) e di Veronica Roth (Divergent) e negli omonimi film, invece, celebrano una figura di eroe al femminile che ha uno spessore estremamente più moderno e ricco.

Certo si potrebbe pensare che le autrici in questione e gli altri autori/registi che stanno lavorando sulla figura dell’eroina abbiano trovato solo un filone originale per lo sviluppo dei loro soggetti. Io credo tuttavia che dietro questo piccolo fenomeno culturale ci sia qualcosa di più profondo. Una specie di bisogno sociale di affrontare i temi latenti e i problemi della nostra società con uno spirito nuovo.

Proprio la figura femminile con le sue mille sfaccettature, le sue incertezze, la sua sensibilità e la sua forza è il veicolo perfetto per uscire dalla analisi dei problemi verso una nuova soluzione. Credo che la grande invenzione, che ha reso opere come quelle citate dei grandi successi, stia proprio nell’aver iniziato a tracciare una figura eroica molto realistica, e a tratti quasi esageratamente femminile, come nuovo canone di proiezione del nostro immaginario collettivo.

E credo che, come sempre, tutto questo abbia delle basi e dei riflessi fortemente legati alle nostre quotidiane percezioni.

Difficile equilibrio

Difficile_Equilibrio

Gli articoli, la frequenza, la lunghezza e il contenuto

In qualità di blogger di primo pelo ho la fortuna di essere naturalmente giustificato se sbaglio tutto. Ma è chiaro, non sarà sempre così. Ho scoperto iniziando a scriverci, che un blog è una questione molto più seria di quello che si potrebbe pensare. E i motivi per cui questo accade non sono affatto scontati.

A mio parere l’importanza non discende tanto dal fatto che si espongono pubblicamente le proprie idee, ma dal fatto che si entra nella sfera del rispetto reciproco tra chi scrive e chi potenzialmente legge le nostre sciocchezze. E’ chiaro che la libertà insita nella interazione-blog regola profondamente gli equilibri di questo rispetto reciproco, ma è altrettanto evidente che le modalità con cui si espongono i nostri contenuti sono cruciali.

Qual’è la giusta lunghezza di un articolo? Qual’è la frequenza ideale per inserire un nuovo articolo? I contenuti del blog devono essere dichiarati, sempre coerenti nel tempo e sempre rispettosi nella forma e nella sostanza di un comune senso dell’ “opportuno”? Sono tutte domande a cui non saprei rispondere.

Questo è un blog, che nella sua ideazione sarebbe del tipo “Best viewed from smartphone”. E di conseguenza, questo articolo in cui ti sei imbattuto, caro lettore, è già troppo lungo per i miei personali parametri. 🙂 Peraltro, i pochi che mi conoscono su Facebook, sanno bene che la mia attività social è limitata a rarissimi post particolari. Qui invece, anche se esiste un’idea naturalmente consolidata in tutti noi che all’abbondanza sia associata la scarsa qualità, mi piace approfittare del fatto che il blog è neonato per inserire frequentemente nuovi contenuti.

Credo che in un blog ci siano concetti che possano essere espressi una sola volta. Questa è la volta in cui garantisco che sempre rifletterò su cosa, quanto e come scrivere in queste pagine. E’ una questione che ha a che fare con la paura, la paura del “Primo post“.

Un tempo non era così

Collegamenti_e_sogni

Le menti e i cuori collegati

Quante volte nella vita ci capita di avere nei nostri pensieri qualcun altro? Quante volte dedichiamo del tempo a sviluppare il nostro pensiero e le nostre emozioni verso qualcun altro? E quanto è appagante sapere che qualcun altro ci ha pensato? Magari in un momento in cui stavamo facendo tutt’altro e, se siamo fortunati, ce lo fa sapere subito. Perché oggi siamo connessi.

Ci si riflette troppo poco spesso, ma un tempo non era così. Solo pochi anni fa tutto questo non poteva fluire. Sì il pensiero dell’altro è sempre esistito, ma, per millenni, è stata un’esperienza del singolo, confinata nello spazio e nel tempo del singolo. E si perdeva. Si perdeva nei suoi ricordi e si scioglieva nella ignoranza del soggetto pensato.

Oggi è diverso. Il pensiero dell’altro fluisce da noi a lui e viceversa, se occorre coinvolge altre persone, e tutto questo crea e finalizza energie e forze inimmaginabili. Plasma le vite delle persone, crea relazioni, non solo sentimentali, ma pressoché sempre dal forte coinvolgimento emotivo, dando alla fisicità il ruolo straordinario di completamento finale di un percorso.

Ci riflettiamo troppo poco spesso, ma forse siamo in presenza di una rivoluzione epocale. Da vivere e da comprendere nei suoi effetti sul futuro.

La scrittrice, la realtà e la fantasia

Ursula_K._Le_Guin

La voce fuori dal coro

La scrittrice Ursula K. Le Guin ha di recente ricevuto il premio per la carriera letteraria dalla stessa associazione che assegna il National Book Award. Sono un vecchio appassionato di fantascienza, anche se da molti anni non la seguo più attivamente.

Alla consegna del premio, la scrittrice ha pronunciato un discorso forte, che fa riflettere. Dalle sue parole si capisce che solo la fantasia, intesa come la capacità di immaginare alternative al di fuori dell’ordinario, ci potrà traguardare verso il futuro. Non mi dilungo, perché non si può aggiungere nulla alle parole di Ursula. Ma ad un certo punto dice:

Sono in arrivo tempi duri, e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall’ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza.

… immaginare persino nuove basi per la speranza. Ragazzi, ci vuole vero coraggio per dire e, ancor di più, per ideare una visione così limpida del mondo in cui viviamo e sul ruolo che devono guadagnarsi l’editoria e gli autori oggi.

La responsabilità non è uno status che si può cercare consciamente, ma quando entriamo nella sua sfera, non la si deve rifuggire. Diventa parte di noi. Rifuggire la responsabilità significa proprio rimanere dentro la società stretta dalla paura di cui parla Ursula e di cui lei, chiaramente, non fa più parte.

New Age

 umanita

Connessioni Impreviste

Anni or sono si parlava molto di New Age e a dire il vero oltre a far parlare molto di sé, qualche risultato nel campo dell’arte, per suo merito, è stato prodotto. La New Age negli ultimi anni sembra essere un po’ sparita di scena, essa stessa fagocitata dalle sue derive commerciali e oscurata dal pervasivo imperare delle comunicazioni social e dai ritmi frenetici della vita di oggi.

Ma, nonostante tutto, l’appannamento del suo mito potrebbe essere foriero di una sua nuova imminente verde rinascita. Nessuno ha mai potuto definire bene cosa fosse questa fantomatica New Age proprio perché più che un vero movimento era una sensazione collettiva che qualcosa stesse per accadere.

Personalmente mi capita spesso, e non sarei sorpreso se si trattasse di una percezione largamente diffusa, non tanto di pensare alla New Age, ma di avere intuizioni così forti da sembrare certezze, sul fatto che siamo a ridosso di una vergenza nella storia dell’umanità.  Queste intuizioni mi assalgono nei momenti più disparati: quando mi trovo davanti ad una minuscola merendina confezionata, nascosta con straordinaria maestria all’interno di dieci involucri di plastica che la proteggono (da cosa poi?); quando osservo spaesato orde di lavoratori disoccupati cercare un lavoro che non potranno trovare, semplicemente perché la loro professione sta scomparendo o addirittura esiste solo perché loro ne sono i portatori sani;  quando vedo cantare su Youtube e raccogliere milioni di visite un ragazzetto talentuoso (ma se fosse nato solo quindici anni prima, ora sarebbe uno spiantato nessuno); quando vedo la pagina web di Google decidere ogni giorno cosa ha diritto di esistere e cosa no; quando osservo un “ragazzo” di quarant’anni mentre viene dolcemente accudito dai propri genitori; quando entro in un metrò e rimango colpito dalle miriadi di vite disgiunte che si sviluppano gomito a gomito. E magari ognuna di quelle vite, proprio in quell’istante, è molto più collegata a qualche altra persona persa a centinaia di chilometri di distanza, rispetto a quella alla quale è fisicamente compressa per effetto dell’affollamento del vagone.

In certi momenti credo, anzi, ne sono certo, si stia preparando un mix esplosivo. Esplosivo non nel senso violento del termine, nel senso di inarrestabile evoluzione della coscienza collettiva. Qualcosa che cambierà repentinamente il corso del futuro in una maniera che oggi non possiamo nemmeno lontanamente immaginare. New Age, sincronicità, collegamenti virtuali, autocoscienza dei singoli, ridefinizione del concetto di Umanità e di benessere della specie umana saranno tutti gli elementi collegati tra loro, che scandiranno la nascita del nuovo mondo.

E forse, a catalizzare tutto il cambiamento, sarà una idea nuova, così semplice e imprevista, da rimuovere ogni consuetudine.

La libertà più grande

Liberta_e_leggerezza

Quando è difficile capire

A volte i doni che si ricevono non sono così chiari. E’ difficile capire quello che le persone riescono a fare per noi. Spesso ci concentriamo sull’apprezzare solo i gesti concreti. Spesso indulgiamo sulle questioni materiali e dimentichiamo che gran parte dei nostri problemi discendono proprio dal vedere limitata la nostra libertà.

E, ironia della sorte, quando riceviamo in dono da chi ci vuole bene vera libertà, sovente neppure ce ne accorgiamo o reagiamo in maniera opposta, con l’insofferenza, l’indifferenza e l’ingratitudine.

E quando si viene lasciati liberi di perseguire la scelta sbagliata, quello è il momento in cui diventiamo completamente liberi. Poi, se non teniamo gli occhi e il cuore vigili, un attimo prima siamo completamente liberi e un attimo dopo entriamo dentro la nostra scelta sbagliata. Forse è proprio per questo che non riusciamo a capire la portata di questo raro dono.

Ma se guardassimo quello che ci accade con attenzione e discernimento, ci sarebbe chiaro qual’è il vero volto della fortuna.